Il relativismo che fa male al clima

Nell’era di internet e dei social, l’informazione sta diventando sempre più accessibile a tutti, favorendo la diffusione della conoscenza ad una fascia sempre più grande di popolazione. Ma siamo veramente sicuri che sia in atto una divulgazione reale di conoscenza? Probabilmente…NI. Il problema è definire il termine conoscenza. Noi, qui, ci limitiamo a definirla come quella predisposizione dell’essere umano ad apprendere i come ed i perchè di tutto quello che ci circonda (visibile o non visibile, tangibile o spirituale).

Le discipline scientifiche aiutano l’uomo a dare risposte concrete alle infinite domande che l’uomo è in grado di porre circa il mondo materiale. Lasciamo alla religione ed alla filosofia la ricerca delle risposte che trascendono il mondo tangibile.

La meteorologia e la climatologia sono discipline che possiamo tranquillamente annoverare tra quelle soggette ad un approccio di tipo scientifico. Come tali seguono le “regole” che caratterizzano la scienza e le sue procedure.

Logica conseguenza di tutto ciò è quella di trovare  risposte, frutto di sperimentazione empirica ed analitica, che siano incontrovertibili e quanto più vicine possibili ad una unica verità.

La climatologia è uno degli ambiti di ricerca più complessi da affrontare per scienziati e operatori del settore; tuttavia, grazie all’approccio scientifico è possibile avvicinarsi alla verità.

Tutto ciò parte dal presupposto che solo le persone dotate di “conoscenza consapevole” acquisita nel tempo, con lo studio, la ricerca, ed il lavoro, possano trasmetterci i rudimenti necessari per avere una corretta percezione di ciò che da soli non saremmo mai in grado di apprendere.

Il nostro obiettivo più arduo, al giorno d’oggi, non è quello di conoscere, ma di trovare le giuste fonti di conoscenza, soprattutto se rimettiamo nel web la nostra sete di risposte.

Ormai per ogni tema specifico apprendiamo tutto ed il contrario di tutto, e viviamo in una continua e frustrante confusione. E’ l’era del RELATIVISMO applicato alla scienza, ove insinuare il dubbio è diventato più importante che perseguire la VERITA’.

La Climatologia è una delle discipline tecniche più vessate da questo fenomeno.

Ognuno di noi cerchi il metodo e le strategie per evitare di cascare nel RELATIVISMO. La soluzione più semplice, alla portata di tutti noi, è quella di ricercare sempre le fonti, identificandole con nomi, cognomi, professioni, referenze, reputazione, etc.

Nei giorni scorsi è stato pubblicato il “Bollettino della Società Meteorologica Americana” (AMS) riportante il rapporto sul clima del pianeta nel 2016. I contenuti (se ne consiglia la lettura per chi ha competenze di base tecniche-matematiche e conosce l’inglese) portano a conclusioni molto definite, che non verranno riportate in questo articolo.

Eppure nel mondo del WEB, già circolano voci sulla falsità o manipolazione dei dati e sulla natura complottistica del rapporto.

Di seguito si riporta un estratto con tutti i partecipanti che hanno dato un contributo tecnico e cognitivo per la stesura del documento. Sono più di 400 tra, scienziati, tecnici ed esperti del settore per ramo di competenza.

Indipendentemente dal contenuto dal rapporto, chiunque abbia remore o esprima un giudizio privo di adeguata “conoscenza” si ricordi che è rivolto ad ognuno degli individui di cui sopra.

Ma siamo così sicuri che per il solo motivo di essere dotati di libertà di espressione, il contenuto dei nostri pensieri debba avere lo stesso peso per tutti?

Essere LIBERI di esprimersi non vuol dire sentirsi in DOVERE di esprimersi. Internet, ma soprattutto i Social, stanno contribuendo a farci perdere di vista questa sottile ma determinante differenza.


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